Anidride carbonica: com’è diventato il gas serra più pericoloso per l’ambiente
È un gas naturale, composto da due atomi di ossigeno e uno di carbonio e coinvolto in un numero straordinariamente alto di processi naturali, dalla respirazione umana alla fotosintesi clorofilliana. Eppure se quella degli ambientalisti e dei più sensibili alle tematiche dell’ecosostenibilità è diventata una vera e propria crociata contro l’anidride carbonica, una ragione c’è: l’aumento di emissione di questo gas serra potrebbe avere degli effetti deleteri e a valanga sull’ambiente, fino a compromettere e in maniera non indifferente la stessa abitabilità del nostro ecosistema.
Troppa anidride carbonica? L’ambiente ne soffre così
L’eccesso di anidride carbonica, infatti, ha l’effetto primario di ridurre l’ozono, uno strato gassoso che ha come compito fondamentale quello di proteggere la terra dai raggi ultravioletti. Il risultato? È che si viene a creare una sorta di cappa che impedisce al calore accumulato durante il giorno di essere disperso durante la notte. Il compito dell’anidride carbonica, in altre parole, va considerato alla stregua di quello di un termoregolatore: se non ce ne fosse abbastanza, la temperatura della Terra sarebbe troppo bassa e ostile a qualsiasi forma di vita; quando invece è presente in eccesso – ed è quello che si verifica da qualche tempo – rischia di creare un generale innalzamento delle temperature, quello che gli esperti chiamano surriscaldamento globale. Gli effetti, ovviamente, sono a catena e tutt’altro che positivi per il nostro pianeta: scioglimento dei ghiacciai, acidificazione degli oceani, probabile scomparsa di alcune specie animali e vegetali potrebbero essere le conseguenze anche a breve termine se non si fermasse, o si riducesse almeno, l’emissione sconsiderata dei anidride carbonica. Che, vale la pena ricordare, è soprattutto un prodotto di scarto dei numerosi processi che nelle società industrializzate avvengono ogni giorno. L’anidride carbonica si forma, infatti, per ossidazione, ogni volta che un composto organico va in combustione in presenza di ossigeno. Facile immaginare, allora, come durante i processi industriali, per il riscaldamento delle case o la circolazione dei veicoli e ogni volta che vengono utilizzati combustibili fossili aumenti l’emissione di CO2. La soluzione? Non esiste al di fuori di processi contrari, che potrebbero ridurre appunto l’emissione di gas serra.
Ti è piaciuto l'articolo?
Condividilo